09
Nov

Verso la COP21 di Parigi: Donne e Climate Finance

di Chiara Soletti

La 21^ Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sul tema dei cambiamenti climatici affronterà, fra gli altri, il problema della disparità di genere anche nell’accesso alle risorse finanziarie.

Si è concluso in Mali nel giugno del 2012 HEURA (Household Energy and Universal Rural Access), un programma di finanziamento per la riduzione delle emissioni di gas serra promosso dalla Banca Mondiale. Il progetto mirava ad aumentare l’accesso energetico nelle zone rurali, con l’obiettivo ultimo di stimolare la crescita economica e rimuovere le barriere all’uso delle energie rinnovabili. Principali beneficiarie del progetto sono state le donne, che hanno avuto un ruolo chiave nel successo dell’iniziativa.

Uno dei temi nell’agenda della COP21 di Parigi è il miglioramento del meccanismo di finanziamento a tutti quei programmi atti a contrastare il cambiamento climatico: la cosiddetta “Climate Finance”. Allo stato attuale i flussi di capitale destinati all’azione climatica sono di molteplice origine e di confusa concertazione. Ci si interroga quindi sull’efficacia del sistema, dato che le comunità più esposte ai cambiamenti climatici raramente riescono ad accedere alle risorse finanziarie o vengono coinvolte nella gestione delle stesse. Un passo verso una maggiore equità del sistema è stato fatto nel 2010 durante la COP16 con la creazione del “Green Climate Fund”, entità operativa del sistema di finanziamento della UNFCCC (Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico), che avrebbe dovuto assicurare un maggiore sostegno a progetti, programmi e politiche ambientali nei paesi in via di sviluppo. Tra l’altro, si auspicava che il GCF affrontasse la mancata introduzione della prospettiva di genere in un ambito così importante come quello l’accesso a beni e risorse finanziarie per l’empowerment delle donne in risposta ai cambiamenti climatici. Purtroppo dal GCF è venuto solo un generico incoraggiamento a considerare la questione di genere in relazione ai cambiamenti climatici, ovvero senza prevedere azioni sostanziali per la sua integrazione nel sistema della Climate Finance.

Eppure, inserire la prospettiva di genere in quest’ambito sarebbe determinante per aumentare le possibilità di successo di qualsiasi iniziativa in ambito climatico. Il progetto HEURA ne è un esempio: le donne che vivono nelle zone rurali del Mali sono le principali consumatrici di legna da ardere del paese e in quanto uniche responsabili della cura del nucleo familiare dipendono largamente da questa risorsa naturale in ambito energetico.

Il progetto della Banca Mondiale ha adottato tecnologie d’energia rinnovabile per garantire l’accesso all’elettricità e incrementare l’uso delle telecomunicazioni. Attraverso un programma di microcredito, inoltre, le donne hanno potuto acquistare stufe ad alta efficienza energetica. Il risparmio per ogni famiglia è stato considerevole senza contare le sensibili ricadute positive sulla salute della popolazione grazie alla drastica riduzione delle emissioni. L’accesso all’elettricità ha poi permesso l’uso di macchinari per la trasformazione delle risorse agricole liberando le donne da pesanti incombenze. Questo ha permesso loro di cimentarsi in attività alternative, come l’estrazione d’olio dalle produzioni agricole per la produzione di sapone da vendere sul mercato locale e traendone un guadagno personale. Il progetto ha portato sviluppo sociale ed economico nelle comunità e la qualità e della vita nelle zone rurali, in particolar modo per le donne, è aumentata notevolmente.

La Banca Mondiale è uno degli attori internazionali che riconosce nell’approccio di genere un fattore necessario per il più efficace impiego delle risorse finanziarie a disposizione. È chiaro come la prospettiva di genere debba essere integrata negli aspetti finanziari legati al clima ad ogni livello e come il ruolo delle donne non possa più essere ignorato. Di grande incoraggiamento in tal senso è stata la recente pubblicazione del nuovo Gender Policy and Action Plan del Green Climate Fund. Il dossier sembra promettere importanti passi avanti rispetto a quella che è stata l’azione del fondo finanziario fino ad ora.

Si auspica che l’azione della COP21 si muova in questa direzione e che questa volta alle dichiarazioni seguano degli impegni concreti e, possibilmente, vincolanti.

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