Verso la COP21 di Parigi: Donne e Climate Mitigation
di Chiara Soletti
Nell’ambito dei temi presenti nella bozza di testo negoziale per la COP21 di Parigi, la questione della parità di genere è presente fra i principi ispiratori e nella definizione delle risposte al cambiamento climatico. Come già illustrato nei precedenti articoli di questa Rubrica, diversi sono gli aspetti in cui tali considerazioni trovano realizzazione: fra questi, di particolare rilevanza è il ruolo della donna nei progetti avviati nei paesi in via di sviluppo per l’attenuazione delle cause dei cambiamenti climatici.
Il Fondo Internazionale per Sviluppo Agricolo delle Nazioni Unite (IFAD) ha avviato nel 2012 un programma per la diffusione di un nuovo sistema per la produzione di gas metano biologico, il Flexi Biogas System (FBS). Il termine biogas indica il prodotto ottenuto dalla fermentazione naturale di liquami di origine animale e di altre sostanze organiche provenienti da attività agricole.
I sistemi tradizionali per la produzione di questa fonte energetica rinnovabile prevedono una serie di vasche di cemento interrate a tenuta stagna. I costi per la realizzazione di tali strutture, tuttavia, sono elevati e quindi improponibili nel caso di un paese in via di sviluppo. Il sistema FBS prevede al contrario un apparato portatile, sostanzialmente costituito da un’ampia sacca di materiale plastico, da riempire con i residui organici, da una serra per coprirla, favorendo la loro fermentazione grazie all’accumulo di calore, e da un semplice sistema di tubazioni per la raccolta del gas e il suo trasporto al fornello domestico. Il sistema contribuisce all’indipendenza energetica di piccole realtà agricole, riducendo nel contempo l’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera.
La riduzione delle emissioni dei gas serra è l’obiettivo fondamentale della mitigazione dei cambiamenti climatici, tra gli argomenti di maggiore rilievo nell’agenda della COP21 di Parigi. Attualmente due miliardi e mezzo di persone per ogni attività quotidiana utilizzano fonti energetiche tradizionali, come la legna da ardere o il carbone, e oltre l’80% di loro vive nell’Africa Subsahariana o nel SudEst dell’Asia. L’accesso a fonti energetiche rinnovabili, oltre a contribuire alla riduzione dei gas serra, rappresenta una concreta possibilità di miglioramento delle condizioni economiche e di vita di queste popolazioni, in particolare per donne e bambini.
Principali beneficiarie del progetto Flexi Biogas System sono infatti le donne, tradizionalmente incaricate di ogni aspetto della vita domestica. Sono loro a coprire ogni giorno lunghe distanze a piedi prima per reperire la legna da ardere e poi per trasportarla al villaggio, incombenza che si aggiunge alla partecipazione alle attività agricole. Sono sempre loro, ovviamente, a prendersi cura dei figli, a partire dalla preparazione dei pasti, che richiede diverse ore, durante le quali restano esposte ai fumi da combustione. Tutte queste attività hanno pesanti ricadute sulla loro salute e sul benessere della famiglia.
Il Flexi Biogas System ha portato un sostanziale cambiamento. Rendendo le famiglie indipendenti per la fornitura energetica, le donne non ricorrono più alla legna da ardere come combustibile domestico. Preparare i pasti richiede meno tempo e si evita l’esposizione ai fumi. Senza dimenticare che oltre all’energia il sistema FBS fornisce concime naturale di buona qualità in alternativa ai costosi fertilizzanti chimici.
Il progetto è stato portato avanti nell’ambito di iniziative di mitigazione a livello nazionale in Rwanda, Kenya, India e nello stato di São Tomé e Príncipe. A tre anni dal suo avvio i risultati sono promettenti. Oltre a evidenti ricadute positive a livello economico e ambientale, sono state riscontrati una diminuzione delle malattie respiratorie e un aumento della produzione agricola che ha garantito una maggiore sicurezza alimentare. In alcuni casi le donne hanno potuto dedicarsi a nuove attività, prendendo parte più attivamente alla vita comunitaria o avviando attività commerciali per aumentare le entrate familiari. L’aspettativa è che nel lungo periodo si possa arrivare anche a una maggiore equità di genere tanto nella distribuzione dei carichi di lavoro, quanto nella condivisione delle scelte collettive.